Vincenzo Caniglia Scrittore
19 luglio 2024
INCIPIT… 02 “GENTILEZZA”
Siamo fermi con il motore in folle sulla 500 Autobianchi, conosciuta come Bianchina, di fronte a noi un altarino con dentro una statuina della Madonna illuminata da una piccolissima lampada.
L’edicola votiva è incastonata nella parete dall’intonaco giallastro un po’ scorticato dal tempo. Sul lato destro del tempietto votivo si apre una porta da cui esce un uomo con una doppietta con espressione interrogativa dipinta sul volto che ci guarda muto.
Due domande mi martellano il cervello:
“Che faccio? Che dico?”
“Com’è che ci siamo ritrovati in questa situazione?”
Un sabato mattina del mese di giugno del 1978, il nostro solito gruppo di amici si ritrova al “Lido Azzurro”. L’arenile di questo stabilimento balneare è il punto d’incontro di una combriccola formata da liceali e matricole universitarie.
Si scherza, si chiacchiera e tra una celia e un’infinita partita a tamburello ci si tuffa tra le onde, mai troppo alte del litorale della Playa, l’arenile lungo tre chilometri di Catania.
A pranzo si sgranocchia un panino e dopo un riposino all’ombra degli ombrelloni, si inizia una partita di pallone con le ciabatte infisse nella sabbia a fungere da porta. Alla fine della partita, le docce ci accolgono, ci ristorano e ci temprano per iniziare a pensare a cosa fare quella sera.
Cominciano a circolare tra noi le solite domande:
“Cosa facciamo? Dove andiamo?”
All’improvviso, Giuseppe butta lì una proposta:
“E se andiamo tutti da Maria a Misterbianco?”
Qualcuno tra gli amici chiede:
“Che tipo di festa è?”
“È una festa da sbarco” risponde Giuseppe.
La domanda e la risposta avevano un loro perché.
In quel periodo esistevano vari tipi di feste al di fuori delle discoteche frequentate da coloro che si potevano permettere di pagare il biglietto d’ingresso.
Le tipologie in senso crescente di gradimento erano:
• Solo musica e bevande.
• Musica bevande e panini.
• Musica bevande e rosticceria, talvolta arricchita da panbrioches.
Inoltre c’era la festa da sbarco, antesignana degli attuali rave parties, ma senza alcool né droga, che si svolgevano in villette o casali in campagna.
Giuseppe precisò:
“È una festa da sbarco per il compleanno di Maria; dobbiamo raccogliere un po’ di soldi per comprare un buono disco come regalo”.
Partecipiamo con duecento lire a testa.
Giuseppe si incarica di raccogliere i soldi e sarebbe passato dal negozio di dischi tornando a casa dal mare; appuntamento per le venti sotto casa sua.
Giuseppe non è mai stato puntuale agli appuntamenti; finalmente alle venti e trenta esce dal portone e si parte.
La maggior parte dei ragazzi inforca lo scooter o il cinquantino trasportando chi una sorella, chi, i più fortunati, la ragazza.
Io fresco di patente B guido orgogliosamente la Bianchina e do un passaggio a due cugine di un amico.
Seguiamo tutti Giuseppe che conosce la strada.
Giungiamo dopo un’ora in un elegante casale con un ampio spiazzo ricavato tra le sciare dell’Etna.
Siamo investiti dalla musica Dance sparata a palla.
Maria ci accoglie sorridente e ci ringrazia poggiando il buono disco su una pila di altri numerosi buoni disco!
Balliamo tutta la sera fino all’una, ma all’improvviso scoppia un temporale estivo e inizia il fuggi fuggi.
La mia auto viene identificata come soluzione per accompagnare a casa le ragazze del nostro gruppo che non possono certo rimanere in campagna ad aspettare che la pioggia copiosa finisca.
Così mi metto alla guida e carico sette ragazzine che si sistemano una sulle ginocchia delle altre: Cinque sul sedile posteriore e due sul sedile accanto al posto di guida.
Partiamo sotto la pioggia scrosciante e chiedo loro:
“Sapete la strada per tornare a Catania?”
Esse si guardano sbigottite e l’univoca risposta è:
“No!”
“Va be, in qualche modo la troveremo” dico io.
Ci inoltriamo nelle stradine mal illuminate di Misterbianco e poiché non ci sono cartelli stradali che ci possono aiutare a trovare la strada del ritorno, cominciamo a girare un po’ di qua e un po’ di là; finché, senza rendermi conto entro in un vicolo che termina con l’edicola votiva della Madonna.
L’uomo con la doppietta in spalla uscito dalla porta di casa sua ci guarda stranito e ci chiede:
“Ma che fate a quest’ora in questo sperduto vicoletto?”
Le ragazze, sovrapponendo le voci tremanti:
“Per favore, ci siamo persi”
“Ci aiuti, qual è la strada per Catania?”
Il viso dell’uomo si aprì in un sorriso e:
“Seguitemi, io sono uscito a quest’ora per andare a caccia. Vi faccio strada fino all’imbocco della strada statale per Catania”.
This work is licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International
Lascia un commento